La novità sostanziale dell’approccio riabilitativo ai problemi del benessere consiste proprio nella sua prospettiva di metodo orientata alla persona nella sua essenza, secondo il significato aristotelico originario del termine: «ciò per cui una certa cosa è quello che è, e non un'altra cosa». L’intervento riabilitativo non è rivolto alla malattia, ma all'Io. E poiché la vita dell’Io ha un aspetto interiore ed uno esteriore o sociale, la riabilitazione psichiatrica interviene su entrambi.
Le profonde ragioni scientifiche, cliniche e di prevenzione sanitaria che sono alla base di questa scelta, per certi aspetti rivoluzionaria, derivano tutte dai problemi tutt’ora irrisolti della diagnosi e della cura, la cui sostanziale inefficacia sconta le perduranti incertezze metodologiche risalenti alla metà del XIX secolo. Sempre più spesso, la consapevolezza dell’incapacità nel riuscire a guarire la malattia, il generalizzato peggioramento della qualità della vita, e la prospettiva di dover convivere con il problema e le sue conseguenze, suggeriscono oggi di concentrare risorse ed energie in percorsi riabilitativi ed educativi. Percorsi che appunto non ambiscono a sradicare definitivamente le cause della sofferenza, ma molto più umilmente e realisticamente ad attenuarle e a migliorare la qualità della vita, con effetti positivi sui disturbi che trasformano significativamente la personalità di un individuo e sulle disabilità che ne alterano il normale sviluppo psichico.